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di Piergiorgio Liberati

Due grandi scienziati. Due fisici che ancora oggi rappresentano l’Italia in tutto il mondo, occupando un posto di primo piano nel panorama scientifico internazionale. Ma anche due visioni contrapposte su temi che, non a caso, dividono l’opinione pubblica: nucleare e fonti rinnovabili.
Per Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica nel 1984, potremmo benissimo fare a meno dell’atomo, sostituendolo con geotermia, solare a concentrazione e gas naturale.

Per Antonino Zichichi, presidente dell’Associazione mondiale degli scienziati e fondatore del Centro Ettore Majorana di Cultura scientifica, il nucleare sarà indispensabile per non tornare all’età della pietra. Elementi li ha intervistati, chiedendo loro quale futuro energetico ci aspetta, dopo l’incidente di Fukushima e la moratoria sul nucleare. Ecco cosa ci hanno detto.

Rubbia

Gas naturale, ma anche geotermia e solare a concentrazione. Per il premio Nobel Carlo Rubbia, scienziato di fama mondiale, non ci sono dubbi: “Un futuro energetico senza il nucleare è possibile”. E questo non solo per i tempi lunghi e gli elevati costi di costruzione delle centrali a uranio, ma anche perché se il mondo dovesse trovarsi di fronte all’esigenza di utilizzare questa tecnologia, sarebbe meglio affidarsi al torio. Anche se, in entrambi i casi, si dovrà convincere l’opinione pubblica e per farlo Rubbia intravede un’unica strada: “Ricostruire fiducia nel sistema”.

Professore, la tragedia del Giappone ha stravolto i piani energetici di molti Paesi, che stanno rivedendo la loro posizione sul nucleare. Considerando la crescente domanda di energia, è davvero possibile un futuro senza atomo?

A breve termine la risposta è molto chiara, ed è sì. In Italia esistono, infatti, due alternative al nucleare perfettamente accettabili: il gas naturale - con cui costruire centrali in tempi rapidi a costi relativamente modesti - e il geotermico di cui esistono notevoli risorse poco o mal utilizzate nel nostro Paese. Ambedue queste tecnologie sono in grado di rispondere all’aumento della domanda elettrica. Nel lungo temine – e non dimentichiamo che il nucleare in Italia non potrà essere realizzato in meno di 15 anni – se si vuole davvero percorrere questa strada c’è spazio e tempo per innovare. Nuove centrali più sicure e più efficaci, come quelle alimentate al torio, sarebbero una soluzione migliore. Vorrei tuttavia ricordare che il potenziale solare e geotermico del nostro Paese, se opportunamente sfruttato, potrebbe contribuire in modo considerevole ad aumentare la nostra indipendenza energetica. Mi riferisco al solare a concentrazione che permette di accumulare energia rendendola disponibile anche quando il sole non brilla.

Lei ha parlato di nucleare al torio. Quali sono i vantaggi, anche dal punto di vista delle scorie e della pericolosità del “combustibile” usato?

I vantaggi del torio sono considerevoli. In primo luogo il torio è un elemento molto abbondante, disponibile anche in Italia e che può essere utilizzato in maniera più efficiente rispetto all’uranio. Per fare girare una centrale di 1.000 Megawatt per un anno si confrontano 200 tonnellate di uranio contro una di torio. I residui radioattivi con il torio possono rientrare nell’ambiente dopo alcune centinaia di anni, mentre quelli derivati dall’uranio e dal plutonio necessitano di centinaia di migliaia di anni. Inoltre, dal torio non si producono bombe e quindi si riducono tutta una serie di problemi legati alla sorveglianza e alla sicurezza delle centrali.

Pensa davvero che questa tecnologia possa abbattere la barriera del nimbysmo?


La sindrome Nimby (Not-In-My-BackYard) deriva da un lato da una maggiore partecipazione della popolazione alla conoscenza dei problemi, grazie ai nuovi strumenti di comunicazione come ad esempio Internet. Mentre dall’altro è legata al concetto di affidabilità, di serietà, di fiducia nel sistema. Credo che su questo fronte ci sia molto lavoro da fare.

I detrattori del nucleare parlano di costi elevati e di un inevitabile sostegno da parte delle casse pubbliche. È altrettanto vero, però, che la vicenda giapponese ha fatto emergere i limiti, specialmente sulla sicurezza, insiti nella gestione privata dei reattori. Cosa ne pensa?

I costi del nucleare sono di un’entità tale da non poter prescindere dal contributo dello Stato, diretto o indiretto. I programmi militari e civili hanno in comune la stessa tecnologia e quindi usufruiscono di investimenti confrontabili. Un nucleare esclusivamente “privato” non esiste in alcuna parte al mondo.

Senza risolvere la questione della non programmabilità, le fonti rinnovabili potranno davvero costituire una risposta valida al fabbisogno energetico?

In campo energetico non esiste un asso pigliatutto. Per assicurare il futuro energetico è necessario un insieme di risorse, basate su diverse tecnologie, sulle quali le rinnovabili stanno aumentando il contributo con una finestra sempre più ampia. Questo insieme deve essere basato su tecnologie rispettose dell’ambiente e per questo è fondamentale il ruolo della ricerca e dell’innovazione.



Zichichi

È un fervente sostenitore del “fuoco nucleare della pace”, senza il quale “l’uomo sarebbe destinato all’età della pietra”. Il Professor Antonino Zichichi, fisico di fama mondiale, presidente della Federazione Mondiale degli scienziati, non ha dubbi: “L’unica sorgente di energia che possa soddisfare la crescente domanda energetica è il nucleare”.

Professor Zichichi, dopo l’incidente di Fukushima in tutto il mondo si è riacceso il dibatto sul nucleare. Ha senso, secondo Lei, abbandonare sull’onda emotiva la tecnologia nucleare o bloccarne i piani di rientro come in Italia?

No. Cinque miliardi e mezzo di abitanti in questo satellite del sole chiederanno, in un futuro non troppo lontano, la stessa quantità di energia-pro-capite che ha il miliardo di privilegiati dei paesi industrializzati. L’unica sorgente d’energia che possa soddisfare queste richieste è il fuoco nucleare. Fuoco – non dimentichiamolo – che permette di avere la stessa quantità di energia distruggendo un milione di volte meno materia. Se “bruciamo” un chilo di materiale fissile (uranio, plutonio, ecc.) otteniamo la stessa quantità di energia che vien fuori “bruciando” un milione di chili di materiale combustibile classico (petrolio, carbone, ecc.).

L’Italia, dunque, corre dei rischi…

Se l’Italia non rientra nel nucleare rischia di precipitare a livello di Terzo Mondo, in caso di una seria crisi politica mondiale. L’energia è come l’aria e l’acqua. Non ne possiamo fare a meno. Demonizzare questa sorgente di benessere è la prova che – senza rendercene conto – viviamo in piena Hiroshima Culturale.

Nel caso della società giapponese Tepco, si è visto come gli interessi dei privati possano nuocere alla sicurezza degli impianti. L’energia nucleare dovrebbe essere gestita dallo Stato?

Quello che ha fatto la Tepco è un esempio di quanto temevano i padri del progetto Manhattan, da tutti dimenticato. Questo progetto è la prova di quanto sia sicura la tecnologia nucleare che, nel 1940 ancora non esisteva. In appena 4 anni, partendo da zero, un gruppo di veri scienziati (Fermi, Wigner, Teller, Weisskopf, Feynman, Dirac, Oppenheimer, Wilson) riuscì a produrre i potenti reattori a fissione. Non solo in tempi record (4 anni) ma senza alcun incidente. I padri di Manhattan pensavano che l’unico pericolo della tecnologia nucleare era l’infiltrazione – nella macchina operativa – di persone prive di scrupoli. Chernobyl e Fukushima ne sono gli esempi. La tecnologia nucleare è sicura solo se resta in buone mani, senza infiltrazioni. Per questo l’energia nucleare dovrebbe essere gestita con estremo rigore scientifico dallo Stato.

L’Italia è un Paese dove è difficile far accettare la costruzione di una discarica o anche di una centrale eolica. Da dove dovrebbe partire la comunicazione per sconfiggere l’effetto Nimby?

Dalla cultura. La nostra cultura è detta moderna, in realtà è prearistotelica. Nel 1954, Enrico Fermi disse ai suoi discepoli di Chicago: “Bisogna evitare che all’Hiroshima politica, segua l’Hiroshima culturale”. Ovvero, una cultura, nella quale a demonizzare la conquista dell’unico fuoco che non dipende dal sole, saranno persone che non hanno mai scoperto né inventato nulla. Il vero motore del progresso tecnologico, industriale e civile è la scoperta scientifica.

Parliamo di fonti rinnovabili: quanto tempo ci vorrà affinché sole, vento, mare e terra possano supplire alla crescente domanda di energia?

Le fonti rinnovabili sono un complemento prezioso per la vita di tutti i giorni. Ma non è pensabile che possano riuscire ad avere un ruolo alternativo al nucleare. Il nucleare ha, oggi nei reattori a fissione (Uranio, Plutonio, ecc.), domani nei reattori a fusione (Deuterio), l’unica sorgente d’energia che permetterà ai nostri posteri di superare il problema del fabbisogno energetico. Se immaginiamo i nostri posteri fra mille anni è fuori discussione che useranno il fuoco nucleare e rideranno di coloro che oggi si battono per fare trionfare l’Hiroshima Culturale.

 


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